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Gay & Bisex

il coach 3 - l'inizio


di Brat80
06.11.2024    |    39    |    0 6.0
"La cosa interessante e che io sapevo chi erano tutti loro ma nessuno sapeva chi fossi io, anche perché avevo vissuto in un'altra città per dieci anni e quindi..."
Ragazzi scusate l’attesa. Questo racconto è differente rispetto ai precedenti, è meno “sessuale” ma mi serve per riconnettere tutte le fila del discorso e per darvi il senso delle cose che poi verranno. La mia intenzione non è quella solo di descrivere scopate, ma di raccontarvi una storia che è ovviamente romanzata, ma che si basa su fatti di vita personali vissuti che servono a voi come divertimento, ma a me per vedere certe situazioni da un punto di vista esterno e metabolizzarle, come una catarsi. Questa prima parte o prologo ha dei tratti più psicologici che sessuali, spero lo stesso che vi piaccia. Buona lettura.

Avevo quarant’anni appena compiuti quando conobbi Elio, ma ne dimostravo una decina in meno, merito della genetica di famiglia e del fisico asciutto. Non avevo mai fatto attività sportiva se non una nuotata in piscina una volta a settimana e un po' di palestra a random.
Nella piscina dove andavo si allenavano anche dei ragazzi di una vicina palestra di crossfit, e spesso mi cadeva l’occhio sui loro fisici massicci e scolpiti, sui loro glutei marmorei e sulle cosce muscolose, e spesso mi ritrovavo a paragonare il mio fisico al loro, che seppur in forma non era sicuramente altrettanto eccitante, almeno dal mio punto di vista.
Mentre mi asciugavo i capelli davanti allo specchio, col salviettone legato in vita, pensai che forse uno dei motivi per il quale non avessi una frequentazione da tanto tempo era anche perché non avevo un fisico attraente, anche se la realtà era che evitavo accuratamente situazioni o incontri perché non avevo voglia di sbattermi a conoscere, uscire, parlare, figurarsi anche solo per una scopata. Ero (e lo sono ancora) decisamente un gay anomalo.
Non disdegnavo certo il sesso, ma mi facevo bastare le seghe. Nel tempo, a forza di guardare porno, mi ero fatto un’idea totalmente stereotipata del sesso e del corpo maschile. Ero attratto solo da un certo tipo di uomo, con precisi canoni estetici: estremamente virile e muscoloso che nella normalità era difficile trovare, e soprattutto ero convinto che col mio tipo di fisico normale non potessi interessare a questo tipo di maschio che tanto mi attizzava.
Con questi pensieri in testa fissandomi nello specchio, imbambolato con il phon che mi sparava aria calda in testa, una voce mi fece trasalire:
-Hei! Ti sei incantato? -
-Ahm … sì… oddio… è il caldo del phon… mi sono perso nei miei pensieri…ti serve? Scusa adesso ho finito-
-No no… è che è un po’ che sei lì…-
-eh, sono un po' in aria …- tentai di dissimulare facendo il pagliaccio sventolandomi la faccia e il corpo con l’aria calda, rendendomi ancora più ridicolo.
Ad avermi apostrofato era uno dei miei manzi preferiti del crossfit di cui parlavo prima, non sapevo come si chiamasse ma l’avevo ribattezzato “polpaccione” per via appunto delle dimensioni dei polpacci, ed ogni volta che lo vedevo in piscina lo osservavo camminare sul bordo vasca attraverso i miei occhialini svedesi specchiati tattici.
Indossava sempre degli speedo molto colorati che mi sembravano di una taglia più piccola rispetto a quella che gli sarebbe servita, anche se non era assolutamente un male perché gli delineavano il culo e il pacco in maniera superlativa.
-hai una bella nuotata, ti guardavo prima in vasca. Sarà perché sei più aerodinamico di me – disse indicandosi e poi mimando la forma di una palla.
-beh, non vorrai mica dire che sei grasso! Hai un altro tipo di fisico… scusa tu non fai anche crossfit? - gli dissi indicando col mento la borsa da palestra con la scritta “crossfit” sopra mentre mi infilavo i boxer.
-sì, ma noi siamo tutti legati, pieni di dolori – si lamentò stirandosi e facendo una smorfia – tu hai dei movimenti fluidi, si vede dalle bracciate, dalle virate…-
-beh, sicuramente io sarei una mezzasega a tirar su i pesi che tirate su voi, quindi siamo pari-
-non hai mai provato? -
-mmm… a dire la verità no… non penso neanche di esserne in grado – conclusi ridacchiando.
Avevo una capacità di sminuirmi davanti ai ragazzi che mi piacevano che era una cosa disarmante, e la cosa peggiore era che me ne rendevo conto ma continuavo a farlo.
-va beh potresti provare. Vieni a fare una prova quando vuoi. Io sono Marco, sono socio della palestra qua davanti- così dicendo prese dalla tasca del borsone un biglietto da visita della palestra e me lo porse.
-ah, ok grazie, ci faccio un pensiero…-
-tu ti chiami? -
-ah, scusa, Alberto-
-bene Alberto, allora ti aspetto! – prese la borsa e con un cenno usci dallo spogliatoio.
- “marketing de merda” - pensai tra me e me, buttando sbadatamente il biglietto nella borsa.
Finii di rivestirmi e mi avviai verso l’uscita, dandomi del cretino per aver anche solo per una frazione di secondo pensato che uno così potesse flirtare con me, mentre invece voleva solo tirar dentro un nuovo cliente nella sua palestra.

Qualche settimana dopo, mi ritrovai di nuovo in piscina a fare le mie solite vasche. Con la coda dell’occhio vidi che c’era Marco “polpaccione” qualche corsia più in là, ma feci finta di niente.
Dopo qualche decina di avanti e indietro belli tirati mi fermai a fondo corsia a riprendere fiato, non accorgendomi del polpaccione in piedi fuori vasca davanti a me.
-stai tirando oggi! -
- eh, sì…- risposi ansimando.
-non sei più venuto a fare la prova! -
- “Che due palle questo” – pensai – Eh non ho avuto tempo. - Tagliai corto.
-la settimana prossima iniziamo le classi per i principianti. Vieni! -
- va bene…- cedetti ma giusto per levarmelo dalle palle – riprendo altrimenti perdo il ritmo, ciao! -
- Bene! Ti Aspetto! Chiama per prenotare il posto… io faccio i corsi del mattino, al pomeriggio trovi Elio, il mio socio. –
Gli risposi con un pollice alzato e mi ributtai in acqua. Mamma che insistente.
Ormai non potevo non andare, ma decisi che sarei andato quando non c’era lui, sperando che l’altro fosse meno pesantone.
La settimana successiva, dopo aver prenotato il mio posto alla classe delle 17:30, mi presentai alla reception dove una ragazza mi indico lo spogliatoio e come funzionava la faccenda: mezz’ora di riscaldamento e prova dei vari movimenti e poi mezz’ora di work-out ad alta intensità. Sulla lavagna c’erano scritte delle robe incomprensibili. Mi fermai a leggere inebetito.
-le prime volte non capisci niente, è normale- disse qualcuno alle mie spalle.
Mi girai. Di fronte a me un marcantonio, un armadio a otto ante, biondiccio, capelli trasandati, volto da simpaticone, un pelo più alto di me con due pettorali e due bicipiti che esplodevano dentro la maglia tecnica che emanava un leggero tanfo di sudore.
-ciao io sono Elio. Tu sei Alberto? Mi ha detto Marco che saresti venuto –
-ciao, sì… ha insistito tanto – dissi ridacchiando – io non so fare niente di questa roba, sappilo-
-non preoccuparti, spieghiamo tutto e poi fai quello che riesci. Scegli pure la postazione che preferisci che fra poco iniziamo-
Mi posizionai e osservai gli altri che arrivavano man mano. Altro che principianti, questi erano tutti abituè che si conoscevano da tempo ed erano anche tutti visibilmente allenati. Alcuni erano parecchio fisicati, c’erano anche delle donne e notai che erano tutti sopra i trenta, trentacinque anni. Non era il target di gym-bro che frequentava le palestre normali.
Elio mi introdusse alla classe come nuova “recluta” e iniziò a spiegare quello che si sarebbe fatto, stando vicino a me e soffermandosi a mostrarmi i movimenti visto che gli altri già li padroneggiavano bene. La sua presenza vicino a me mi distraeva, un po' per la sua mole di muscoli, un po' per le chiappe di marmo che i pantaloni della tuta in acetato gli delineavano e anche per lo sballonzolamento in mezzo alle gambe quando si muoveva, tant’è che a un certo punto pensai che o ce l’aveva particolarmente grosso o non portava l’intimo sotto la tuta.
Fu molto attento con me tutta la lezione, che terminai sfinito. Non pensavo fosse così pesante. Mi ritrovai sdraiato a terra in un bagno di sudore e ansimante.
Elio mi aiutò a tirarmi su da terra dandomi una mano e assicurandomi che era tutto normale, che poi con il tempo mi sarei abituato.
Mi disse che avevo dei buoni movimenti, che ero elastico e slegato ma che dovevo lavorare sulla forza e dovevo mettere su muscolo, e fu così premuroso con me e gentile che alla fine mi iscrissi. Questo gigante buono mi aveva stregato coi suoi modi e col suo corpo pazzesco, e finii con l’abbandonare completamente il nuoto per dedicarmi solo al crossfit.
In poco tempo diventai anche io un pro e feci molte amicizie, trovai inaspettatamente un ambiente molto friendly, tant’è che sentii mai la necessità di nascondere a nessuno il fatto di essere gay e anzi, in spogliatoio non ebbi mai la percezione che qualcuno potesse essere infastidito dalla mia presenza.
Anzi, era una palestra decisamente “open” visto che ci ritrovai molte “vecchie conoscenze”.
Per vecchie conoscenze intendo ragazzi particolarmente “noti” per essere molto indaffarati sulle chat o nei locali gay, che io non frequentavo da tempo. La cosa interessante e che io sapevo chi erano tutti loro ma nessuno sapeva chi fossi io, anche perché avevo vissuto in un'altra città per dieci anni e quindi non avevo lasciato “tracce”.
Tra di loro ritrovai un giorno anche quello che io avevo sempre considerato quando avevamo vent’anni come il “figo supremo”, un ragazzo bellissimo e irraggiungibile di nome Tommaso che se l’era sempre tirata da morire, era anche lui gay ovviamente ma era l’esatto opposto di me: era cioè perfetto. Diventammo inaspettatamente molto amici ma questa però è un'altra storia che merita un capitolo a parte. Ne riparleremo.

Man mano che il tempo passava e io mi allenavo, il mio fisico subiva una lenta ma inesorabile trasformazione. Il mio corpo stava cambiando proprio struttura, me ne rendevo conto perché non mi andavano più bene i vestiti. I jeans mi stringevano sulle cosce, le giacche mi tiravano sulle spalle… ma come era possibile? Io mi guardavo allo specchio e mi vedevo sempre uguale.
Andavo anche quattro, cinque volte a settimana ad allenarmi, erano allenamenti molto stancanti e sembravamo tutti invasati… una setta quasi.
Mi ritrovai a partecipare alle cene della palestra parlando con gli “alpha-man” di carichi e di massimali, alcuni si confidavano con me riguardo ai loro problemi di coppia, raccontandomi anche aneddoti intimi. In palestra sotto le docce si rideva e si chiacchierava, quei corpi nudi e muscolosi che avevo sempre desiderato e allo stesso tempo mi intimorivano e mi facevano sentire inferiore erano diventati ormai familiari; non che non li guardassi più, ma ormai non erano più solo nel mio immaginario erotico, erano corpi che esistevano veramente. E che per la maggior parte appartenevano a proprietari assolutamente etero.
Nonostante oggettivamente anche io mi fossi reso conto che il mio corpo era diventato più desiderabile, continuavo a percepirmi come invisibile. Per assurdo ero entrato più in confidenza con gli “alpha-man” che sapevano benissimo quale fosse il mio orientamento e non si facevano minimamente nessuna remora spogliarsi nudi davanti a me mentre mi parlavano in spogliatoio, piuttosto che con i ragazzi gay che sembravano quasi sfuggenti, anzi non mi cagavano proprio di striscio. Questo non faceva altro che confermare il fatto che io non fossi attraente.
Mi ritrovai a parlarne con Elio, un giorno che mi ero allenato con lui. Ormai, anche con lui, eravamo diventati amici.
-tu non hai mai avuto flirt qui dentro? - mi disse dal nulla mentre mi stava aiutando con la panca piana
- no –
-come mai? –
- perché non è capitato–
-ma non ci credo. Preferirai farti le storie fuori di qui –
-ma… in realtà no. –
- quindi non scopi? –
- … possiamo cambiare argomento? –
- ma dai… io se non scopo almeno una volta al giorno non ci sto dentro –
-beh, buon per te! - andai sulla difensiva - a me non interessa. Vivo lo stesso ecco. Ormai me ne sono fatto una ragione –
- ma Albe… stai scherzando vero? Hai quarant’anni, non novanta! -
- sono serissimo! Il mondo gay non fa per me. –
- ma io pensavo che tu e Tommy… siete sempre insieme… –
- siamo buoni amici… –
- boh, io pensavo foste fidanzati… a dire la verità non sono solo io a pensarlo –
- ma, secondo te, io posso piacere a uno come Tommaso?? Lui è abituato a ben altro –
- guarda che, quando usciamo io e lui a cena ti nomina sempre… –
- beh, si può dire che è il mio migliore amico, e io il suo… penso sia normale, no? –
-ok ok!... però tornando al discorso di prima, tu non ci provi con nessuno Albe. Devi buttarti o non troverai mai nessuno! Devi farlo perché non si capisce che sei gay… nel senso, non sei una checca… perdonami il termine… sei sempre serio e riservato e uno che non ti conosce pensa anche che sei uno stronzo… Guarda come fa Tommaso con me, viene lì… mi tocca, mi abbraccia…per scherzo ma intanto lo fa… io non ho mai avuto questo pensiero, di fare sesso con un uomo, ma se mai dovessi averlo Tommaso coi suoi modi di fare sarebbe uno con cui potrebbe anche piacermi farlo –
- stai facendo tutto questo discorso perché vuoi dirmi che sei bisex?? – dissi ridendo, cercando di spostare l’argomento su di lui.
Elio, preso in contropiede e visibilmente in imbarazzo tento di farfugliare qualcosa ma lo anticipai io
-stai attento con Tommaso perché altrimenti la prossima volta che andate al McDonalds a mangiarvi le vostre porcherie post work-out te lo ritrovi sotto il tavolo! –
- cmq Albe, non sminuirti. Sei un bel ragazzo – disse dandomi una pacca sulla spalla.
- Adesso vado che è tardi – questa volta in imbarazzo ci ero andato io, e cercai di uscire da quella situazione alla svelta - Ci vediamo stasera in pizzeria. -
Raccolsi il mio borsone e mi avviai verso le docce. Il complimento di Elio l’avevo interpretato come un incoraggiamento random fatto dal classico spacca fighe che vuole fare il sensibile della situazione. Era risaputo che lì in palestra se le era scopate tutte.
Nonostante ciò, alcune volte mi dava la sensazione di essere curioso verso il nostro mondo, come quando faceva discorsi come quello sopra, e con Tommy spesso aveva atteggiamenti ambigui, anche se probabilmente era proprio Tommaso che coi suoi comportamenti spregiudicati e con le sue allusioni faceva sembrare le cose diverse da quelle che erano in realtà. Tommaso si comportava in maniera opposta di come facevo io, che vivevo come se avessi perennemente un palo piantato nel culo, una figa di legno di merda. Ne ero tremendamente consapevole, ma era più forte di me. Elio aveva centrato perfettamente il punto.
Passai il pomeriggio a tormentarmi con questo pensiero, a immaginarmi lui e Tommaso fare sesso e a sentirmi, come sempre, inadeguato. Mi rovinai così l’umore e la serata, decidendo all’ultimo con una scusa di non uscire con gli altri, millantando un forte mal di schiena.
L’indomani mattina, una volta acceso il telefono, lo trovai pieno di messaggi da parte di Tommaso che mi inviava foto e video di lui con Elio e altri ragazzi e ragazze della palestra, prima in pizzeria e poi in un locale gay dove andavamo sempre insieme: i ragazzi ubriachi e mezzi nudi, chi in canotta aderente, e chi addirittura a torso nudo visto il caldo estivo.
Osservai ingrandendo le foto i loro corpi sudati, a parte Tommaso e altri due ragazzi gay nostri amici che incontravamo sempre al locale, gli altri erano tutti etero in atteggiamento goliardico. Tommaso spiccava tra tutti, nonostante fosse l’unico in camicia, col suo fisico minuto ma muscoloso, i suoi occhi verdi e il suo viso perfetto; era sempre abbracciato a Elio che era sfatto dall’alcool e in canottiera, o senza a seconda della foto, con in evidenza il suo corpo muscoloso prorompente.
L’ultimo messaggio di Tommaso era allusivo
– serata frizzantina amo! – seguita da alcune emoticon con una melanzana, un drink e un’omino che si copriva la faccia con la mano. – dovevi esserci -.
Sapevo che spesso i suoi messaggi erano allusivi, ma rimasi incuriosito. Volevo sapere cosa aveva combinato perché, anche se mi pesava ammetterlo, Tommaso mi piaceva. Nonostante l’amicizia mi ero un po' invaghito di lui e spesso il suo atteggiamento mi mandava in crisi, tra gelosie che provavo verso gli altri che si faceva e consapevolezza che io non gli potessi sicuramente piacere. Inoltre, razionalmente, sapevo che era una persona che non sarei stato in grado di gestire a livello di relazione sentimentale, mentre da amico invece essendo il suo confidente potevo sapere tutto quello che faceva. La cosa però, aveva ovviamente un prezzo.
Nel pomeriggio lo chiamai.
-Allora puttana? Cosa hai combinato? –
- buongiorno amooo… sono dilaniato… ho bevuto come una merda! –
- quello lo immagino. Ma io voglio sapere cosa hai fatto con Elio –
- Con Elio???... ma no amo, mi riferivo a Francesco, quello che abbiamo conosciuto l’altra volta… me lo sono fatto… non hai visto che era nelle foto-
- ahhhhh… ok…non ci ho fatto caso…-
- perché mi nomini Elio?? Ah, a proposito, ieri mi ha detto che ti voleva chiamare –
- eh infatti guarda che ho sotto la sua telefonata… aspetta che gli rispondo e poi ti richiamo…-
- ok amo, bacio –

-PRONTO! Elio… ciao –
- dove eri ieri sera? –
- a casa –
-perché? –
-non te l’hanno detto? Avevo mal di schiena –
-smettila eh…-
- è vero… -
- oggi cosa fai? –
- … mmm, niente –
- allora stasera vieni a cena da me. Sono a casa dei miei in montagna, se parti presto in mezz’oretta arrivi e ci facciamo un aperitivo. Ti mando la posizione in whatsapp-.
- …ehm… va bene… ci sono anche i ragazzi? -
- no no, siamo io e te. Non bidonare che ho bisogno di parlarti di una cosa importante-
-va bene, va bene… vado a prepararmi allora così parto –
- bravo, a dopo –
La curiosità per quello che aveva combinato Tommy passo in secondo piano e iniziai ad agitarmi pensando a cosa volesse dirmi Elio.
Iniziai a fare dei ragionamenti pseudo-razionali perdendomi come sempre nelle mie concettualizzazioni astratte, ritrovandomi come sempre a dovermi preparare di corsa.
Misi su un bermuda in felpa e una t-shirt oversize a caso, tanto Elio non si formalizzava per la moda, conoscendolo l’avrei trovato in ciabatte. Durante il tragitto continuavo a pensare… io e lui da soli… magari vuole confidarmi che si è invaghito di Tommy… per forza… altrimenti non mi vorrebbe vedere da solo e non mi avrebbe fatto quella confidenza in palestra.
Convinto del mio pensiero, con già in mente gli scenari che si potevano aprire in futuro, con tutte le complicazioni emotive del caso visto che riguardavano tommaso, arrivai nei pressi dell’indirizzo inviatomi da Elio e parcheggiai.
Lo chiamai per avvisarlo del mio arrivo e di li a poco lo vidi uscire da un portone di una casa che dava sulla piazzetta, in ciabatte e shorts da crossfit, come avevo previsto.
Era tremendamente sexy. La gamba muscolosa, i pantaloncini che fasciavamo le cosce, i piedoni nelle ciabatte… sentii l’eccitazione salire.
-ti va di bere una cosa qui al bar del paese? Poi saliamo a casa che ho le lasagne nel forno-
-ok, quindi cena carboidrati! -
-sempre! –
- di cosa mi volevi parlare di così importante?-
- ma... niente, era solo una scusa per farti venire –
- ah… -
- ti dispiace? –
- no no… anzi… -
- non puoi sempre uscire solo con tuo fidanzato! –
-ma ancora con sta storia, non siamo fidanzatiiii!!-
- si scherzo… ho visto anzi, che ieri sera si è dato da fare con questo ragazzo che c’era in disco –
- si me l’ha detto, ero al telefono con lui quando mi hai chiamato –
- ecco per colpa tua che non sei venuto io mi sono trovato in imbarazzo perché mi ha lasciato li da solo-
-ehhh sai quante volte lo fa con me?... normale amministrazione –
- e tu cosa fai, stai li ad aspettare che si faccia i fatti suoi?
-no, ho imparato e vado a casa se mi scazzo –
- beh, non fai mai nulla tu del resto – disse dandomi un colpetto alla spalla e l’occhiolino. – Tommy almeno si diverte –
-abbiamo indoli diverse –
-tu sei una figa di legno –
- si, ne sono consapevole purtroppo – dissi aprendo le braccia in segno di rassegnazione
- si può cambiare no? –
- si… -
Tra una chiacchera e l’altra, eravamo al terzo giro. A me iniziava a girare la testa. Elio propose di salire a cenare e fare un po' di “fondo”. Aveva una bottiglia di vino in casa, e avremmo proseguito lì a bere nel caso, in relax.
-tanto tu dormi qui stasera, non ti faccio scendere. – disse ridacchiando ubriaco.
Nel salire le scale, mi fece strada indicandomi il piano e poi accodarsi per salire dietro di me. Ebbi la sensazione che l’avesse fatto apposta per guardarmi il culo, ma pensai che fossero i miei soliti pensieri senza senso. E invece non lo erano forse, perché una volta in casa, notai che i pantaloncini da crossfit facevano fatica a nascondere un rigonfiamento sospetto. Pensai fosse l’alcool, non ci volevo credere che si fosse eccitato per me. O forse sbagliavo?
Chiesi di andare in bagno dato che dopo tre americani stavo per esplodere, nel ritornare lo trovai a torso nudo che tirava fuori le lasagne dal forno. Di spalle, schiena tornita, chiappe di marmo, tricipiti gonfi. La vista in aggiunta ai drink, il mio cazzo ebbe un sobbalzo.
Lui si girò con in mano la teglia, ormai il rigonfiamento nei suoi shorts era diventato palesemente una prepotente erezione che il sottile tessuto tecnico del pantaloncino non poteva più celare, considerando il fatto che probabilmente, conoscendolo, sotto ad essi non indossava alcun tipo di intimo.
Io ero immobile in piedi, paralizzato che gli guardavo il cazzo… lui in piedi con la teglia in mano e i guanti da cucina, in shorts e cazzo in tiro… si girò, rimise la teglia nel forno, lo richiuse, getto i guanti sul tavolo e con una mossa si sfilò i pantaloncini scalzandoli con un piede, rimanendo nudo con il cazzo duro che puntava verso di me.
io sempre immobile che non riuscivo ad avere una reazione se non quella di fissarlo negli occhi e poi abbassare lo sguardo sul cazzo.
-voglio scoparti, non ci sto più dentro… andiamo in camera –
- dove…dove è… - farfugliai girandomi verso la porta da dove ero entrato, completamente annebbiato dalla situazione.
- vieni - disse raggiungendomi e sospingendomi verso la camera, con una mano sulla spalla e una che inziava a frugarmi nei pantaloncini cercandomi il buco.
Arrivati in camera, mi spinse sul letto a pecorina e mi sfilò i pantaloncini e le mutande in un solo colpo, infilando la testa e poi la lingua tra le mie natiche. Dietro al letto c’era uno specchio che rifletteva lo specchio dell’armadio, che a sua volta rifletteva l’immagine di me carponi e di elio di schiena che chinato su di me, si dava da fare col mio sedere. L’eccitazione che mi provocò questa immagine riflessa mi fece avere un sussulto, come se stessi assistendo in terza persona all’amplesso tra altre due persone.
-mmm tutti gli squat che ti ho fatto fare sono serviti – disse tuffandosi con la lingua e dandomi delle leccate profonde lungo tutto il solco.
- mi fai impazzire, ho voglia di scoparti da quando sei sceso dalla macchina, stanotte ti faccio godere come non hai mai goduto in vita tua… spogliati nudo… ti prendo una cosa –
Nel dire questo si staccò da me, andò verso una cassettiera e ne tirò fuori un paio di jockstrap che mi lanciò mentre con una mano sulla quale aveva sputato continuava a menarsi il cazzo.
-Mettitelo, voglio scoparti con questo indosso –
Obbedii. Era una taglia grande il che mi fece pensare fosse suo; infatti, sapeva del suo sudore che contribuì ad eccitarmi mentre me lo infilavo. Nel mentre prese un flacone di lubrificante e me ne mise un po' sul buco che era già stato lavorato a dovere dalla sua lingua, mentre muovendosi di lato mi leccò il collo fino ad arrivare alla bocca, infilandoci dentro la lingua.
-sei pronto per me? – mi sussurò all’orecchio.
-fai piano… –
- tranquillo … - mi baciò il collo e poi lo sentii posizionarsi dietro di me, mani sui fianchi, cappella a contatto del buco pulsante, la strofinò contro un paio di volte.
Ero eccitatissimo. Inarcai un po' la schiena. Dietro di me Elio ansimò, sentii una spinta e una forte tensione all’ano, c’era un po' di resistenza. Si chinò su di me baciandomi la schiena e accarezzandomi i fianchi.
– lasciati andare – disse con una voce appena sussurrata, ma molto rassicurante.
Feci un respiro, chiusi gli occhi, decisi che dovevo abbandonarmi alla situazione, mollare il freno. I muscoli dell’ano si rilassarono, e con un colpo secco entrò fino in fondo dentro di me.
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